
(Foto di Franco Grosso)
Valtellina Un tour in Valtellina e nella provincia di Sondrio
Valtellina
Nella mia vita sarò passato dalla Valtellina almeno una decina di volte, ma mai mi sono fermato quel tanto che serviva per cogliere bene i valori del paesaggio e il senso della sua storia. Questa valle trasversale, simile per certi versi alla Valle d’Aosta, ma più ampia e lunga, si trova proprio in quella parte delle Alpi che comunica direttamente con l’Europa Centrale. Per questo è conosciuta come Porta d’Italia e per secoli pellegrini, mercanti ed eserciti sono passati per il Passo dello Spluga o per quello del Bernina per affacciarsi ai luoghi e ai climi mediterranei.
L’occasione giusta mi è arrivata a inizio novembre, in occasione dell’Assemblea d’Autunno della Rete dei Cammini, la consociazione nazionale di cui faccio parte. A Tirano siamo stati tre giorni, alternando gli incontri alle escursioni sui cammini valtellinesi, non senza momenti di piacevole convivialità. Presenti gli amici lombardi, a cominciare dall’associazione Jubilantes di Como e altri, i sardi dell’associazione Pozzo Sella e della Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara, i piemontesi di Vercelli e Santhià, attivi come Amici della Via Francigena e il sottoscritto come rappresentante dell’associazione novarese Amici di Santiago, titolare dei cammini di San Bernardo e San Carlo. All’assemblea di domenica, svoltasi nella sala consiliare del Comune di Tirano, hanno preso parte in collegamento altri enti e associazioni. A fare gli onori di casa era l’associazione Cammikando, nata nel 2019 allo scopo di portare a compimento l’ambizioso progetto del Cammino Mariano delle Alpi, percorso di pellegrinaggio che percorre tutta la Valtellina.
Il territorio della Valtellina corrisponde alla parte montana del fiume Adda, a monte del lago di Como. Dalle sorgenti del fiume al grande lago, la valle separa le Alpi Retiche, a nord e verso la Svizzera, dalle Alpi Orobie, a sud e verso le province di Bergamo e Brescia. Curioso il destino della sua vetta più alta, la Punta Perrucchetti di 4020 metri, praticamente un quattromila dimenticato da tutti. Per sua sfortuna si trova distante solo duecento metri dalla vetta del Pizzo Bernina, alto 4049 metri ma compreso in territorio elvetico. Si ripete anche qui la stessa storia della cima del Monte Bianco, che i francesi vogliono tutta per loro.
La Valtellina è lunga 120 chilometri e il suo fondovalle offre al sole il versante retico, terrazzato e ben coltivato a vite, mentre rimane maggiormente in ombra il versante orobico. I paesi si dispongono maggiormente sul fondovalle, in gran parte a nord dell’Adda dove migliore è l’esposizione.
Unica e importante eccezione è il paese di Teglio, posto su di un altopiano a quasi mille metri, proprio dove la valle si piega di poco. Importante perché da Teglio si domina e si controlla gran parte della valle, al punto di aver dato il nome alla Valtellina (Vallis Tellina, ovvero Valle di Teglio).
Nel percorrere la quinta e ultima tappa del Cammino Mariano delle Alpi, da Teglio siamo arrivati a Tirano, camminando per dodici chilometri. Il percorso si sviluppa tutto sui terrazzamenti dove sono piantati i filari di vite, sostenuti da infiniti muretti a secco. Solo in Valtellina ne hanno misurati per 2500 chilometri, al punto di riconoscerli come Patrimonio dell’Umanità.
La prima tappa del Cammino parte dal santuario di Santa Maria delle Grazie e del Suffragio in Valpozzo, presso Piantedo, in bassa valle a poca distanza dal lago di Como. Si snoda lungo il versante orobico, arrivando a Morbegno, dove inizia la seconda tappa. Si passa con questa sul versante retico per arrivare a Berbenno dopo 24 chilometri e contin
uare lungo i terrazzamenti in direzione di Sondrio. Spettacolare il tratto che passa alla Sassella, caratteristico borgo che offre il suo nome ad uno dei vini locali più pregiati.
Il capoluogo valtellinese è una piccola cittadina che si visita comodamente a piedi, per poi riprendere la quarta tappa a salire verso Teglio. Qui davvero si capisce il senso dell’intitolazione a Maria del Cammino. Si toccano, nel tempo di poche ore, la chiesa della Madonna di Caravaggio e quella della Madonna del Carmine, fino ad arrivare a Poggiridenti con la chiesa della Beata Vergine del Buon Consiglio. Meno di tre chilometri e si arriva al maestoso Santuario della Santa Casa di Tresivio, visibile da lontano per la sua mole barocca.
In totale, le cinque tappe della parte occidentale del Cammino Mariano sommano a 91 chilometri, ma è stato l’arrivo finale a Tirano a emozionarci particolarmente. Nell’ultimo tratto da Villa di Tirano si sale, ormai con qualche affanno, verso la solitaria pieve di Santa Perpetua, una millenaria chiesetta costruita in alto, dove un tempo passavano le vie sicure in arrivo dai passi alpini, disegnate fuori dai pericolosi alvei fluviali. Accanto all’edificio sacro si trovano i resti dell’ostello per viandanti e pellegrini, ma subito l’attenzione è catturata da quanto si vede poche centinaia di metri sotto di noi.
La grande Basilica della Madonna di Tirano - nel luogo preciso dove ora si incontrano le tre vie in arrivo da Sondrio, dalla Val Poschiavo e da Bormio - da oltre mezzo millennio ha tolto a Santa Perpetua il privilegio di contare chi passa, ma le ha lasciato l’incanto della fatica per arrivarci, che solo la bellezza del camminare ci regala dopo ogni salita.
L’ultima e rapida discesa tra la geometria dei vigneti ci porta al luogo dove la Vergine apparve, nel settembre del 1504, ad un ignaro abitante della valle. Si stava recando al borgo fortificato di Tirano, distante poco più di un chilometro, e Maria chiese al giovane di edificare un santuario proprio in quel posto, per sconfiggere la
peste allora presente.
Il miracolo avvenne e la grande chiesa venne costruita in dieci anni, diventando il luogo religioso più importante della Valtellina. Ma la peste non era l’unico pericolo presente nella zona di Tirano, che in quel tempo era sotto l’invasione dei grigionesi svizzeri. I valtellinesi si stavano ormai rassegnando ad essere un popolo continuamente invaso dagli stranieri, con lotte religiose collegate alla riforma protestante. Il Santuario della Madonna di Tirano diventò una sorta di presidio religioso, simile per certi versi al ruolo assunto dai Sacri Monti in Alto Piemonte.
Ci furono anni di tensione e anche la visita di San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, che per una notte intera pregò al Santuario. Nel 1620 avvenne una drammatica rivolta, che portò ad una strage di riformisti per opera dei cattolici, alla quale seguì una spedizione punitiva organizzata dai grigionesi, con altro sangue. Anche in questo caso si parlò di miracolo, qualcuno vide la statua di San Michele Arcangelo, presente sulla cupola della Basilica, roteare su sé stessa e agitare la spada per scacciare gli svizzeri.
Per fortuna oggi non c’è più bisogno di brandire spade e anche il trenino rosso del Bernina, che ogni ora parte da Tirano per raggiungere St. Moritz, passando accanto alla grande chiesa, è ormai un segno di fratellanza e ospita turisti da tutto il mondo.
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