
La spedizione scientifico-esplorativa biellese in Antartide
Partita l’avventura in terra australe: adesso Capo Horn
Gian Luca Cavalli è partito con due compagni lo scorso sabato Porta con sé il “Terzo paradiso” simbolo della Città Creativa

Dopo più di un anno di preparativi e di attese per avere il permesso di attracco l’alpinista biellese Gian Luca Cavalli, con i compagni Marcello Sanguineti e Manrico Dell’Agnola, è partito sabato da Roma: direzione Antartide. L’obiettivo dei tre sarà quello di salire alcune pareti e vette inviolate nella Graham Land, la parte della Penisola Antartica situata a nord di 66°S. In particolare, l’attenzione dei tre alpinisti sarà rivolta alla Trinity Peninsula, all’area del Gerlache Strait e alla Wiencke Island. Il campo base sarà lo yacht australe Ice Bird, dal quale i tre sbarcheranno per effettuare le esplorazioni e le scalate; gli spostamenti sulla terra ferma avverranno con gli sci e le slitte trainate da loro stessi. Durante la spedizione verrà svolta un’attività scientifica, nell’ambito della collaborazione di Marcello Sanguineti con l’Istituto di Scienze Polari (Isp) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), per lo svolgimento del progetto ECO AS:TRA (Emerging COntaminants in Antarctic Snow: sources and TRAnsport; PNRA18_00229) approvato per il finanziamento dal Programma Nazionale di Ricerca in Antartide. I tre alpinisti effettueranno prelievi di campioni di neve a diverse quote. Poi, sulla Ice Bird, sottoporranno la neve prelevata, ormai ridotta allo stato liquido, a un processo di estrazione in fase solida (Spe), che consentirà di portare in Italia i campioni per analisi ed elaborazione dati. L’obiettivo della ricerca è quello di studiare la presenza di contaminanti di nuova generazione nelle aree polari, analizzarne i meccanismi di trasporto e, successivamente, valutare le possibili ricadute in zone antropizzate. Atterrati a Ushuaia, Cavalli, Sanguineti e Dall’Agnola, si sono già imbarcati per attraversare lo stretto di Drake che separa la Patagonia della penisola antartica. Li attendono cinque giorni di navigazione in uno dei mari più tempestosi, con onde alte fino a 40 metri. “il Biellese” per primo aveva dato notizia della spedizione e continuerà a raccontarla passo a passo. A supportare l’iniziativa il Club alpino italiano a livello centrale e la sezione di Biella. «Siamo convinti che sia importante dare appoggio a chi, come Cavalli e i suoi compagni, sanno sognare e perseguono un desiderio di conoscenza» dice Eugenio Zamperone, presidente del Cai Biella.
Un anno e più di preparativi Gian Luca Cavalli ha lasciato Vigliano venerdì 27 alla volta di Genova. Lì ha incontrato gli altri compagni d’avventura. Preparati i bagagli, insieme, hanno volato sabato prima per Roma e poi per Ushuaia, Argentina,Terra del Fuoco. Dopo un giorno trascorso lì per gli ultimi acquisti, si sono imbarcati ieri sulla Ice bird, lo yacht oceanico che li porterà in Antartide e che sarà il loro campo base. Festeggeranno il Capodanno in navigazione. Avranno mille chilometri da attraversare passando da Capo Horn, un tratto di mare dove si sono registrate onde alte anche 40 metri. Avranno poi una ventina di giorni per esplorare l’area, fare ricerca scientifica e scalare montagne inviolate alte fino a 3500 metri. Le temperature, là è l’estate australe, si attestano sui meno 25 gradi. Scesi sulla penisola antartica ognuno dei tre avrà sulle spalle 30 kg di materiale tra cambi, generi di sussistenza, materiali d’arrampicata, fotocamere e obiettivi, e il materiale scientifico messo a disposizione dal Cnr. Con loro ognuno avrà anche un pannello solare per poter ricaricare la strumentazione elettronica tra cui il gps per comunicare con l’Italia. Gli spostamenti avverranno con gli sci e con la slitta che ognuno dovrà trainarsi. Per il mangiare dovranno adattarsi a cibi liofilizzati, in totale ne hanno una scorta di 25 kg. La spedizione, per cui c’è voluto più di un anno di preparativi, costa complessivamente 75 mila euro.
L’intervista tripla
«Noi, testimoni del clima che cambia»
I tre alpinisti, in missione per il Cnr, si raccontano: aspettative, passioni e paure.
«Perché l’Antartide? Perché è ancora oltre la “Fin del Mundo”. Perché è un sogno».
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“il Biellese” ha incontrato i tre alpinisti membri della spedizione antartica poco prima della partenza, il biellese Gian Luca Cavalli, il genovese Marcello Sanguineti e il bellunese Manrico Dell’Agnola, tutti e tre accademici del Club Alpino. A loro abbiamo fatto un intervista tripla, sul modello dell’intervista doppia stile Iene, per conoscerli meglio.
Ciao Gianluca, ciao Marcello e ciao Manrico. Raccontate ai lettori de “il Biellese’ chi siete?
[Gian Luca] Sono Gian Luca, 55 anni, vivo a Vigliano e lavoro nel settore dell’edilizia.
[Marcello] Sono Marcello, 51 anni, sono di Chiavari (ligure doc), professore di Ricerca Operativa all'Università di Genova.
[Manrico] Sono Manrico, ho quasi 61 anni, vivo a Belluno e faccio il fotografo.
Qual è la vostra passione?
[Gian Luca] Beh, non potrei dire altro se non l’alpinismo. Non sono professionista ma sento il desiderio di arrampicare tutti i giorni. Questa passione mi ha portato ad essere accademico del Caai e vice presidente.
[Marcello] Ho due passioni: la scienza e l'alpinismo. Sono due attività apparentemente diverse, ma non per me: le vivo come due modi complementari di fare ricerca.
[Manrico] Mi piace arrampicare ma non ho mai voluto fare la guida alpina, mi piacciono gli ambienti selvaggi, mi piacciono le Dolomiti che per me sono le montagne più belle del mondo.
Quando la scoperta dell’alpinismo?
[Gian Luca] Scopro l’alpinismo andando in montagna in cerca di minerali appeso alla bene meglio in parete per estrarli. Da lì il passo è stato breve.
[Marcello] La prima volta in cui ho capito di trovarmi bene in montagna è stato quando avevo sedici anni, durante una vacanza invernale a Cogne, con amici di famiglia. Da allora, per otto anni, tutte le estati trascorrevo un periodo nella mitica “Casa Alpina” di Cogne con i miei genitori e mio fratello, facendo escursioni via via più impegnative. Nella Casa Alpina c’era un’atmosfera magica, irripetibile; ogni volta che si organizzava un’escursione la sensazione era quella di partire per esplorare un nuovo universo. Un giorno, in cima alla Punta Pousset, dove ero salito con mia mamma e mio fratello, incontrai “Jean” Crudo, che propose a me, mio fratello e un nostro amico di salire insieme la punta Tersiva. Fu allora che calzai per la prima volta i ramponi – che emozione! Da allora ho scalato sulle montagne di mezzo mondo, ma nulla è paragonabile a quelle estati nelle valli di Cogne.
[Manrico] Frequento la montagna da sempre ma ho cominciato ad arrampicare a 20 anni sulle Dolomiti, le montagne di casa.
Cosa vi diverte nel praticare l’alpinismo?
[Gian Luca] Mi piace la sensazione verticale, il fatto di poter vincere la gravità anche se di pochi grammi.
[Marcello] La libertà. Più che divertirmi, mi fa vivere.
[Manrico] Mi piace il gesto dell’arrampicata e gli ambienti alpini.
Mai provato paura? Cosa vi mette più timore?
[Gian Luca] Certo che ho paura, nel momento che non avvertissi più questa sensazione smetterei immediatamente. Mi fa paura non poter avere il tempo di fare quello che ancora ho in programma, il tempo è inesorabile cancella i secondi in un secondo. [Marcello] Ogni giorno, più volte al giorno, da quando mi sveglio fino a quando mi corico. Ho il terrore della quotidianità.
[Manrico] Ho paura ogni volta che devo intraprendere una scalata difficile, una spedizione difficile e poi quando mi trovo in azione di solito la mia paura è proprio quella di non aver paura.
Dove state andando?
[Marcello, per tutti] Penisola Antartica: in particolare la Graham Land, la parte della Penisola Antartica situata a nord di 66°S. Possibili obiettivi: le montagne dalla Trinity Peninsula, all’area del Gerlache Strait e alla Wiencke Island.
Perché l’Antartide?
[Gian Luca] Un sogno che ha iniziato guardando le stelle nel deserto, in Giordania con Luca Schiera, un amico alpinista dei Ragni di Lecco.
[Marcello] Perché ho scalato varie volte in Patagonia, la "Fin del Mundo": l'Antartide è ancora oltre...
[Manrico] Perché mi si è presentata quest’occasione con delle persone che conosco e che so che andremo d’accordo, inoltre l’Antartide è una meta molto esclusiva perché molto costosa, quindi questa potrebbe essere l’unica occasione di andare in quel luoghi che senz’altro saranno meravigliosi.
Cosa farete in Antartide?
[Gian Luca] Verrà svolta anche una attività scientifica in collaborazione con l’Istituto Scienze Polari del CNR per studiare la presenza di contaminanti di nuova generazione nelle aree polari.
[Marcello] Apertura di vie e attività scientifica nell’ambito della mia collaborazione con l’Istituto di Scienze Polari (ISP) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), per lo svolgimento del progetto ECO AS:TRA (Emerging COntaminants in Antarctic Snow: sources and TRAnsport; PNRA18_00229) approvato per il finanziamento dal Programma Nazionale di Ricerca in Antartide. L’obiettivo della ricerca è quello di studiare la presenza di contaminanti di nuova generazione nelle aree polari, analizzarne i meccanismi di trasporto e, successivamente, valutare le possibili ricadute in zone antropizzate.
[Manrico] Fondamentalmente andremo lì per scalare ed esplorare valli e cime che probabilmente non sono mai state state toccate da mano umana, il valore aggiunto è quello di fare dei prelievi di neve che serviranno poi a scopi scientifici per rendersi conto fino a che punto il nostro inquinamento ha toccato la penisola antartica. Io poi filmerò l’evento.
Vi conoscete? Avete già arrampicato insieme? Un pregio e un difetto dei vostri compagni d’avventura...
[Gian Luca] Li conosco perché abbiamo già fatto con Marcello parecchie spedizioni e con Manrico siamo stati in America. Un pregio di Marcello è che è un ottimo organizzatore. Difetto? Che è un professore di matematica e io ho sempre odiato i prof di matematica... Manrico? Il pregio è che puoi passargli sopra con la macchina e per lui va sempre bene, difetti? Bah, non saprei.
[Marcello] Li conosco e ho già fatto spedizioni con loro. Ecco due pregi e due difetti, ma non saprete mai a chi dei due si riferisce ciascuno di essi. Si riduce all'ultimo momento nell'organizzazione. È un furbacchione. È molto affidabile. Spara a raffica freddure e barzellette.
[Manrico] I miei compagni li conosco bene, con loro ho fatto già alcune spedizioni in giro per il mondo e penso che siano simpatici ed affidabili. Marcello è preciso, forse troppo, mentre Gianluca mi è sempre sembrato una persona assolutamente ben bilanciata, loro sono più alpinisti mentre a me piacerebbe più arrampicare veloce e leggero, magari con temperature più favorevoli.
Com’è cambiato l’alpinismo oggi?
[Gian Luca] Nei convegni di montagna la domanda che ultimamente si sente è: «dove sta andando l’alpinismo?». Da nessuna parte, è immobile! Siamo noi che stiamo dando un diverso significato alla parola. L’alpinismo ha inizio nel momento in cui la salita di una montagna o di una falesia, poco importa, diventa pericolosa per i suoi pericoli oggettivi e soggettivi. Sono unicamente il pericolo e la tecnica per affrontarlo che costituiscono quello che comunemente chiamiamo alpinismo e che in realtà è una grande passione trasformata in sport. È in questo contesto che bisognerebbe analizzare perché pochi giovani non si avvicinano più a questa disciplina, preferiscono sempre più un’attività verticale che abbia poca propensione al rischio.
[Marcello] L'alpinismo è cambiato esattamente come sono cambiati gli uomini: in parte in peggio, in parte in meglio. Il problema è che a giudicare i cambiamenti sono spesso quelli che non sono capaci di cambiare.
[Manrico] Sarebbe difficile spiegare in poche parole cosa è cambiato in questi ultimi anni ma sicuramente mi sento di dire che il grande cambiamento è stato comunque alla fine degli anni ‘70 con il “nuovo mattino”. (All'inizio degli anni settanta la contestazione sessantottina influenzò anche l'alpinismo, seppure con qualche anno di ritardo rispetto alle rivolte studentesche. Il nuovo movimento alpinistico prese il nome di "Nuovo Mattino", dal titolo di un articolo di Gian Piero Motti sulla Rivista della Montagna. Si cominciarono a mettere in dubbio e contestare i metodi e gli scopi dei classici scalatori con l'idea della conquista per mezzo delle vie classiche, da ripetere con tecniche e metodologie consolidate. L'idea del movimento era quella di basare l'alpinismo sulla scoperta della libertà, il gusto per la trasgressione, rifiutando la cultura alpinistica della vetta a tutti i costi, delle guide, e deprecando lo sfruttamento ambientale delle montagne. Ndr.)
Cosa vi portate in spedizione? A cosa non rinuncereste?
[Gian Luca] La nostalgia di aver lasciato a casa le persone a cui tengo. Un buon libro.
[Marcello] Rispettivamente: il mio passato, i sogni.
[Manrico] Dipende tanto dal tipo di spedizioni comunque quello che di solito ho sempre è la mia macchina fotografica ed i miei obiettivi.
C’è un elemento di goliardia in una spedizione? Quanto è importante?
[Gian Luca] Ho sempre cercato di andare via con persone che fanno autocritica e si mettono in gioco senza prendersi troppo sul serio, alla fine lo facciamo per divertirci.
[Marcello] L'unico membro femminile della spedizione "ha dato buca" per problemi in famiglia. Saremo nove maschietti in mezzo allo Stretto di Drake e di fronte alle coste antartiche (Condividono infatti la barca a vela con degli scialpinisti statunitensi, ndr.). Speriamo ci siano tanti pinguini femmina.
[Manrico] La goliardia in spedizione aiuta a superare momenti difficili e poi devo dire che siamo tutti e tre disposti a tornare indietro se la cosa dovesse rivelarsi troppo pericolosa.
Greta, i friday for future... come alpinisti vi ritenete testimoni privilegiati del cambiamento climatico? Sentite una maggior responsabilità in quanto testimoni?
[Gian Luca] Il fatto di interagire con ambienti delicati ci pone in una condizione di muoverci in modo responsabile con il mondo circostante con l’ambiente naturale di cui tutti ne facciamo parte, non ci sentiamo al di sopra. Purtroppo, io per primo, a volte, lo dimentico troppo facilmente.
[Marcello] Sinceramente e senza falsa modestia, un po’ sì. Mi sento il testimone di un'evoluzione climatica molto triste e vorrei contribuire a sensibilizzare in questo senso chi ci seguirà. Forse è arrivato il momento di una presa di coscienza da parte degli uomini. Anche perché l’alternativa è catastrofica. Traducendo con un po’ di libertà Hugo: “nulla è più potente di un'idea della quale è arrivato il momento”.
[Manrico] Sicuramente questa volta come alpinisti saremmo testimoni di qualcosa che sta cambiando in maniera troppo veloce, relativamente a Greta penso che in questo momento storico, qualunque forma di ”terrorismo” mediatico, che sia da una parte o da quell’altra, sia senz’altro qualcosa di negativo e che toglie speranza ai giovani, cosa invece che proprio i giovani dovrebbero avere.
Come manterrete i rapporti con l’Italia e i vostri cari?
[Gian Luca, per tutti] Abbiamo con noi un modem satellitare Iridium il quale ci permette di comunicare con i satelliti, se tutto funzionerà a dovere, ma abbiamo anche qualche riserva.
Un saluto a chi volete...
[Gian Luca] Ciao Anto e ciao Marta.
[Marcello] Ai miei nipotini Elisa e Mattia.
[Manrico] Adesso speriamo bene, andiamo avanti! Buongiorno a tutti.
Il sistema Biella
IL SUPPORTO DI CAI E FONDAZIONE CRB
Determinante nell’organizzazione della spedizione è stato il supporto della sezione di Biella del Club alpino che ha saputo coinvolgere una serie di attori sia a livello locale che nazionale. Una spedizione in Antartico richiede permessi non così facili e immediati da ottenere. La spedizione, che si iscrive nel solco delle spedizioni alpinistico-esplorative della tradizione biellese dei Sella (Vittorio Sella fu compagno di spedizione del Duca degli Abruzzi) dei Piacenza, di padre De Agostini, di Ugo Angelino (K2) e poi di Guido Machetto ed Enrico Rosso, è patrocinata dal Cai centrale e dal Club alpino accademico. A livello locale è stato prezioso l’aiuto offerto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e il patrocinio del comune. La spedizione sarà anche ambasciatrice di Biella Città Creativa. Lo spirito creativo biellese è stato terreno fertile perché l’alpinismo, che nasce in epoca romantica in Inghilterra, potesse attecchire proprio qui e qui potesse svilupparsi quella scuola di fotografia di montagna di cui Vittorio Sella è stato pioniere.
RICERCA E SVILUPPO
Si testeranno i nuovi filati made in Biella
Tra gli sponsor il Lanificio Botto Giuseppe Dopo il test la presentazione a MilanoUnica

Tra gli obiettivi della spedizione in Antartide di cui è protagonista l’alpinista biellese Gian Luca Cavalli c’è anche quello di testare una serie di nuovi prodotti sviluppati dal lanificio Botto Giuseppe che supporta economicamente l’avventura australe dei tre alpinisti accademici del Caai. «Non è la prima volta che siamo a fianco di Gian Luca e dei suoi compagni di spedizione, lo eravamo già stati in Kashmir dove si era meritato la nomination ai Piolets d’or (gli oscar dell’arrampicata, ndr.). Siamo orgogliosi si scrivere assieme a loro una nuova pagina di storia dell’alpinismo e dell’esplorazione» dice Ferdinando Botto, a.d. del Lanificio Botto Giuseppe. «Alpinismo ed esplorazione sono nel Dna dei biellesi così come la creatività che contraddistingue le nostre imprese sempre alla ricerca di innovazione». E proprio nel campo dell’innovazione, con il mantra del rispetto per l’ambiente — Botto Giuseppe è un’azienda campione di sostenibilità ambientale grazie alla conversione green per quanto concerne approvvigionamento di materie prime e fonti energetiche — l’azienda di Valle Mosso ha sviluppato una muova linea di tessuti in pura seta. Con questi sono stati creati capi d’abbigliamento primo strato (intimo) ma anche strati superiori e multistrato. La linea si chiama Cocoon. «La seta ha delle proprietà incredibili di comfort, è im gradi di termoregolare la temperatura ed è antibatterica. Il nostro nuovo prodotto sfrutta queste caratteristiche e la nostra innovativa tecnologia permette di sfruttarle per creare capi per lo sport». Cocoon, Anticipa Ferdinando Botto, verrà presentata ufficialmente a Idea Biella nell’ambito di Milano Unica a luglio. La spedizione è supportata anche da altre imprese del territorio come Tintoria2000 e Sant’Andrea Novara.
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