I 90 anni di Peppo Sacchi

Nel 1971 con Telebiella A21 TV ha aperto la strada alla tivù privata in Italia

Un inventore passato dalla Rai alla TSI, prima delle sue trasmissioni via cavo

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Novanta come gli anni di Peppo Sacchi. Novanta come la paura. La stessa che non ha mai avuto lui, l’uomo che ha cambiato la storia della televisione italiana. Almeno quella privata, facendola nascere da un’idea che solo qualche anno più tardi avrebbe portato addirittura ad una riforma legislativa in materia. Ha rubato il pubblico, inteso come telespettatori, al pubblico, inteso come monopolio radio-televisivo della Rai, la Radio Televisione Italiana. Peppo Sacchi, raccogliendo addirittura il vento dell’innovazione dal Giappone, ha fatto da inventore e da precursore, arrivando con Telebiella per primo dove poi sarebbero arrivati altri. Cineoperatore alla Rai, collega di maestri del piccolo schermo come Tortora e Piombi, Sacchi, che il Biellese si tiene stretto come gran personaggio, a dir il vero, è nato a Como nel 1932 per poi approdare nel capoluogo laniero solo una ventina d’anni più tardi. Abbastanza per vivere da noi tutta la sua escalation. Il clou qualcosa in più di 50 anni fa quando con la Rai aveva sì una vertenza, ma legata alla sua posizione da “epurato” ex cameramen e non ancora per il “trambusto” che avrebbe causato con l’intuizione delle trasmissioni via cavo. Già, perché con la tivù via cavo, anticipata dalla proiezione delle sue riprese nei bar della città, si prese beffe dell’etere, liberalizzato solo qualche anno più tardi. Nel 1971, il 30 aprile, il primo piccolo passo per l’uomo, ma grande per il mondo televisivo, con la registrazione al Tribunale della testata “Telebiella A21 TV”. Anche quello, al pari di altri, sarà sempre e in qualche modo un secondo compleanno per Giuseppe, per tutti e non solo i tanti amici Peppo, Sacchi. Il primo notiziario della neonata emittente, condotto da Ivana Ramella, sua moglie, è stata solo la seconda tappa di una vicenda, quella della liberalizzazione dell’etere, che è passata attraverso le trasmissioni regolari, i cinegiornali, l’intrattenimento, per arrivare ai sigilli alle sue trasmissioni nel giugno del 1973 da parte di un funzionario del Ministero delle Poste. La sua tivù era fuorilegge, ma non per lui, arrivato ad appellarsi alla Costituzione e all’articolo 21. Vinse in tribunale e in Cassazione contro la Rai e contro tutti; si prese pure il favore di una sentenza della Corte Costituzionale che nel 1974 gli consentì di riaprire Telebiella. La strada a quel punto era tracciata con la riforma legislativa del 1975 che l’avrebbe ulteriormente indirizzata. Da lì a poco sarebbero arrivate TeleBologna, cui fece “ripetizioni”, TeleAltoMilanese e molto altro fino alla rivoluzione berlusconiana. Celebrare attraverso le storia i suoi 90 anni è oggi solo il giusto riconoscimento per un personaggio che ha fatto epoca e scuola. Davanti ad una camera di fianco a Enzo Tortora o dietro sempre ad una camera a riprendere e creare con l’indole dell’artista e il rigore del tecnico. Perché anche a 90 anni Peppo Sacchi è assolutamente questo: un talento del suo tempo che il tempo lo ha saputo attraversare. Proprio come certe trasmissioni tivù che neppure degli anni hanno paura.

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