Giornata mondiale dei poveri
Valtellina . Le storie delle famiglie in difficoltà: tanti immigrati, ma anche italiani che lottano ogni giorno con dignità
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Dentro le quattro mura dell’edificio che da 10 anni ospitano l’Associazione Con-Tatto ci sono storie accumunate da un unico denominatore, la sorprendente dignità con la quale tanti
questo è un testo virgolettato
uomini e donne lottano ogni giorno per sopravvivere, aspettando l’occasione che dia una svolta a una vita difficile, vissuta sempre in salita, con un peso enorme sulla coscienza, quello di non poter dare ai propri figli un’esistenza migliore della loro.
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Tra le 150 famiglie della Valle Elvo che nel 2023 hanno ricevuto aiuto grazie al progetto Fra Galdino ci sono tanti immigrati, ma anche molte famiglie italiane, donne e uomini che hanno
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— Elon Musk (@elonmusk) November 5, 2023
perso il lavoro o che non guadagnano abbastanza da potersi permettere ogni settimana di fare la spesa per la propria famiglia.
Come una donna biellese di 45 anni, con una figlia di 16 e uno di 3. 13 anni fa ha visto il mondo crollarle addosso, come racconta tra una lacrima e un sorriso di speranza: «Il mio ex marito ebbe due ischemie e, per prendermi cura di lui, persi il lavoro. Così, improvvisamente, ci siamo ritrovati a passare da una vita normale a
una nella quale era impossibile anche solo mettere insieme un pasto per noi e per la nostra bambina. Tramite gli assistenti sociali abbiamo conosciuto l’Associazione Con-Tatto e in seguito il progetto Fra Galdino ci ha permesso di ricevere un aiuto concreto per pagare le bollette e per poter usufruire ogni settimana di un pacco alimentare.
Mi sono sempre sentita in dovere di restituire almeno parte di quello che mi veniva donato, aiutando l’associazione in ogni modo possibile, a esempio con le pulizie dei locali. Qualche tempo fa mi sono separata dal mio ex marito, mancato poi lo scorso luglio e ho avuto un altro figlio dal mio attuale compagno, che lavora ma con contratti a termine. La situazione della nostra famiglia continua purtroppo a essere critica, tanto che mia figlia più grande ha sofferto di problemi di salute, non solo fisici ma anche psicologici. Così, ancora una volta, ho dovuto rinunciare al lavoro per prendermi cura di lei.
prova ced logo. Video di ict Sesaab
Oggi studia per diventare parrucchiera al Cnos Fap di Vigliano e io sono la sua prima tifosa, sperando riesca presto a trovare un lavoro che le permetta di costruirsi un futuro sereno».
I sentimenti di chi ogni settimana bussa alla porta di Con-Tatto per ricevere il pacco alimentare vanno dalla gratitudine alla vergogna per non avercela fatta da soli: «All’inizio è stato umiliante» prosegue la donna «ma poi ho dovuto per forza superare la vergogna, perché la cosa più importante era garantire a mia figlia una sopravvivenza dignitosa. La cosa più difficile di questi anni è stata proprio rapportarmi con lei, specie nel periodo dell’adolescenza.
Ha iniziato a sentirsi una pecora nera, chiedendomi il perché delle nostra situazione. Perché non poteva avere il vestito o il paio di scarpe che le piacevano, perché a Natale non poteva avere i regali che desiderava. La sua frustrazione a volte si è trasformata in rabbia, nei confronti della vita ma anche verso di me, perché non riusciva a spiegarsi il perché io non avessi un lavoro. Nonostante tutto però mi sento fortunata, perché ho due figli e un compagno meravigliosi e perché ho incontrato tante persone che mi hanno aiutata, quelle di Con-Tatto e del progetto Fra Galdino, che ormai sono diventate amici, e il mio angelo custode, una donna generosa grazie alla quale abbiamo un’auto e una casa. Cosa mi aspetto per il futuro ? Spero tanto di trovare un lavoro stabile, che ci permetta di essere autonomi. E poi vorrei restituire tutto il bene che ho ricevuto, perché fare bene fa stare bene».
Famiglie italiane, ma anche tanti immigrati ogni settimana si appoggiano a Fra Galdino per il pacco alimentare o per avere vestiti da mettere nel proprio guardaroba.
La maggior parte delle persone ha un basso grado di istruzione, ma non tutte, come nel caso di una donna cinquantenne originaria di San Paolo, Brasile, residente a Occhieppo Inferiore da circa un anno.
«Nel mio paese ho svolto per tanti anni il ruolo di infermiera professionale negli ospedali o in strutture sanitarie, ma ho anche una laurea in giurisprudenza» spiega la donna.
«Qui nel Biellese ho lavorato qualche mese in una clinica privata, poi ho dovuto lasciare il posto per prendermi cura di mio marito, che ha 75 anni ed è affetto da alzheimer. Ora sto frequentando un corso per avere la qualifica di infermiera professionale, che mi permetterà spero di trovare un lavoro stabile. Nel frattempo ci ha raggiunto qui in Italia anche mia figlia minore, che ha un diploma da estetista, purtroppo non riconosciuto dallo Stato. Abbiamo anche acquistato una casa a Occhieppo, vendendo la nostra in Brasile, sono fiduciosa che presto riusciremo a cavarcela con le nostre forze».
Infine una giovane famiglia di origini marocchine, 31 anni lui, 19 lei, in attesa di una bimba che chiameranno Jasmine.
«Sono venuto in Italia nel 2008 con mio padre» spiega l’uomo «che lavorava già qui. Purtroppo è morto qualche anno fa, da allora ho sempre lavorato, ma con impieghi saltuari e a tempo determinato, che non mi permettono di guadagnare abbastanza per pagare l’affitto e mantenerci. L’arrivo della bimba è una grande gioia per noi e sarà uno stimolo in più per cercare un lavoro che ci permetta di avere una vita dignitosa».
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