Bufera all’Ospedale, parla il procuratore capo Camelio

La notizia era nell’aria da mesi. A molti infatti non era sfuggito il lavoro della procura, che aveva disposto acquisizioni di cartelle cliniche e aveva sentito diverse persone informate sui fatti. Le indagini riguardano il reparto di urologia dell’Ospedale degli Infermi di Biella, il cui primario, dottor Stefano Zaramella, è accusato dagli inquirenti di omicidio colposo a seguito della morte di due pazienti dopo interventi chirurgici, l’esito negativo dei quali, secondo i periti, sarebbe stato determinato da un errore grave e una valutazione sbagliata, con l’aggravante del successivo tentativo di “correggere” la situazione intervenendo sul referto dell’operazione, da cui anche l’accusa di falso. Per questa vicenda la procura, coordinata dal procuratore Teresa Angela Camelio, aveva presentato una richiesto di misure cautelari, che il gip del tribunale di Biella aveva però respinto. Il successivo appello al giudice del riesame di Torino aveva invece accolto in parte la richiesta, decidendo la sospensione di un anno dalla professione del dottor Zaramella, che ha successivamente proposto ricorso in Cassazione contro questa decisione. Un secondo filone d’inchiesta riguarda invece la posizione della dottoressa Luisa Zegna, sempre nel reparto di urologia, la quale avrebbe partecipato a una serie di attività operatorie per assistere il primario in ospedale senza essere stata ancora regolarmente assunta (successivamente la sua posizione è stata regolarizzata). Per ovviare a questo problema su alcune cartelle cliniche sarebbero stati indicati al suo posto i nomi di colleghi che invece in quel momento erano in servizio in altre attività dell’Asl. Da qui l’accusa di falso ideologico.

Ulteriori approfondimenti e le reazioni alla notizia dell’inchiesta sul reparto di Urologia su “il Biellese” di venerdì 5 gennaio.

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